I funghi
I funghi fin dall’antichità hanno sempre catalizzato
l’interesse dell’uomo, forse per il loro modo di comparire, improvvisamente
dopo piogge e temporali, forse perché privi di gemme e foglie. Per non parlare
poi dei funghi luminescenti che venivano considerati magici ed associati a particolari riti di streghe e folletti. Oggi sappiamo che la magia dei funghi (quelli commestibili) deriva da un’ottima preparazione culinaria!
Tuttavia l'interesse botanico che essi rivestono ha contribuito a
creare un ramo specifico chiamato micologia che ne studia le caratteristiche
visibili e invisibili.
La riproduzione dei funghi avviene attraverso le spore, al contrario di tutti gli altri vegetali che ottengono il loro nutrimento mediante la fotosintesi clorofilliana.
I funghi stabiliscono un rapporto con altri organismi e secondo il loro modus vivendi si dividono in tre categorie:
- saprofiti quando vivono sfruttando sostanze organiche morte;
- parassiti quando vivono sfruttando altri esseri viventi, ad esempio introducendosi in una ferita di un albero, portandolo poi alla morte;
- micorrizici quando vivono in simbiosi con altre piante avvolgendo le loro radici con il proprio micelio (parte sotterranea del fungo, composta da un intreccio di sottili filamenti detti ife). Avviene così uno scambio di nutrimento per i funghi che a loro voltaconsentono alle radici di assorbire più acqua e sali minerali.
I funghi e l'abbinamento con il vino
Per quanto riguarda l'abbinamento con il vino, i funghi essendo ortaggi generalmente accompagnano una portata, soprattutto carne, più raramente il pesce, o vengono cucinati come condimento per paste o risotti.
L'associazione si basa quindi sulla caratteristica della pietanza nella sua complessità.
Se consideriamo i funghi come piatto a se stante dobbiamo ricordare che la percezione gustativa predominante è la tendenza amarognola, quindi è sempre meglio scegliere un vino non particolarmente tannico perché avrebbe un effetto negativo sull'armonia finale. Chiaramente questa percezione viene attenuata quando prendiamo in considerazione preparazioni più elaborate come ad esempio un risotto ai funghi, che magari prevede una mantecatura con parmigiano: in questo caso scegliamo un vino rosso di struttura come un Dolcetto d'Alba o un Marzemino. Con le tagliatelle all'uovo con funghi porcini, che possono presentare una maggiore aromaticità e persistenza, si sposa meglio un vino bianco maturo, morbido e con profumi intensi. E' indicato un vino rosso giovane, non particolarmente strutturato, fresco, con bouquet fruttato, ad esempio un Chianti giovane dei Colli Senesi, per una preparazione che comprende del pomodoro, oppure una zuppa di funghi, ma anche con la frittura.
Se parliamo di pietanze composte unicamente da funghi allora ci possiamo orientare su un Sauvignon dell'Isonzo o Grave, un Arneis del Piemonte, ma anche un bianco dei Colli del Trasimeno se l'abbinamento riguarda un'insalata di funghi crudi di ovoli, prataioli o porcini che richiedono un vino giovane, fresco, abbastanza caldo e dai profumi intensi ed eleganti. Con dei porcini alla griglia, o funghi trifolati arricchiti nell'aroma da spezie ed erbe aromatiche , va bene uno Chardonnay passato in legno o un rosso leggero poco tannico e morbido.
I tartufi
"Il Tartufo è un portento per chi manca di caldo dentro"
Questo è un antico
proverbio, uno dei tanti che sottolineano la particolarità, almeno
leggendaria, del tartufo. Cibo "afrodisiaco" termine
che deriva da Afrodite, Dea del Desiderio.
Ma per quale motivo è detto
tale? Forse perchè esiste un sottile ma saldo legame tra piacere
della gola e piacere dell'olfatto? O sarà soltanto per il prezzo
che siamo costretti a pagare per averlo sulle nostre tavole?
Cos'è il Tartufo? Un fungo,
semplice, raro e prezioso fungo ipogeo, cioè che nasce e
vive sottoterra.
Un'antica leggenda che afferma che sono i tuoni e i fulmini a generare
i tartufi, poco si discosta da una realtà scientifica. Infatti
i fulmini, generalmente si scagliano su alberi molto ricchi di acqua
come la quercia che è "l'albero commensale" preferito dai tartufi.
Come i funghi, i tartufi vivono
in simbiosi con gli alberi, traendo nutrimento da essi, e restituendo
acqua e sali minerali alla pianta.
Il tartufo è formato da una
corteccia esterna detta peridio, e una massa interna
carnosa chiamata gleba.
Esistono varie tipologie di tartufi:
Tuber Magnatum Pico |
Chiamato più comunemente tartufo
bianco pregiato, viene raccolto a partire dal 1°
ottobre, fino al 31 dicembre.
Esternamente presenta una superficie liscia di colore giallo
ocra o giallo olivastro.
La polpa interna è bianca giallastra con sfumature marroncini
che variano a secondo della maturazione, del tipo di suolo
e alla pianta con cui vive in simbiosi: ad esempio i tartufi
che nascono nei pressi in una quercia, presentano una gleba
color nocciola, mentre quelli che crescono vicino ai faggi,
sono più rossicci.
Ha un profumo particolarmente accentuato e particolare,
di formaggio e aglio; il sapore, anch'esso tipico, un pò
piccante che ricorda quello del formaggio grana.
E' diffuso soprattutto in Piemonte, nelle zona delle Langhe
e nel Monferrato, ma anche in Toscana e nelle Marche. |
Tuber Melanosporum |
Detto tartufo nero pregiato.
Viene raccolto dal 15 novembre al 15 marzo.
Il peridio si presenta come una superficie verrucosa nera,
con piccole zone rossastre se il prodotto è immaturo. La
gleba è di colore nero-bruna con lievi venature biancastre
molto fitte.
Il profumo è aromaticoo, non troppo pungente, e il sapore
delicato.
Largamente diffuso nell'Appennino Centrale, ma anche in
Piemonte e in Veneto. |
Tuber albidum Pico |
Chiamato tartufo bianchetto
o marzuolo, viene raccolto a partire dal 15 gennaio
fino al 30 aprile. Il periodio è liscio e il colore può
variare tra il bianco ocra e l'arancio scuro o molto scuro.
La gleba è inizialmente biancastra, poi con la maturazione
assume una colorazione rossastro bruna; presenta venature
piuttosto larghe ma rade, ramificate, biancastre che poi
si imbruniscono, con il passare del tempo.
Il profumo è penetrante e ricorda l'aglio, e il sapore,
non particolarmente gradevole, lo rende talvolta indigesto
anche dopo la cottura.
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Tuber Macrosporum |
Chiamato tartufo nero
liscio, viene raccolto dal 1 settembre al 31 dicembre.
Il peridio è di colore bruno rossiccio, talvolta con macchie
color ruggine, presenta delle lievi verruche.
La gleba è biancastra bruna nei tartufi immaturi, successivamente
diventa bruno-rugginosa, con venature chiare e numerose.
Il profumo è simile a quello del tartufo bianco pregiato.
Il sapore è gradevole.
Lo si trova in Europa e nel Nord America. |
Tuber Aestivum |
Chiamato tartufo nero
d'estate, scorzone; viene raccolto dal 1 maggio
al 31 agosto.
Il peridio presenta un colore nero, con verruche sporgenti,
di grosse dimensioni, che lo rendono tipico. La gleba è
di colore nocciola con numerose venature biancastre, più
o meno sottili. Il profumo è più delicato ddi altri tartufi
neri e il sapore ricorda quello dei funghi porcini. |
Tuber Uncinatum |
Chiamato tartufo uncinato,
scorzone invernale, tartufo nero di Fragno; viene
raccolto dal 1 ottobre al 31 dicembre.
E' molto simile al Tuber aestivum ma presenta verruche meno
grosse; la gleba è molto più scura; il profumo è più forte
e gradevole e il sapore più marcato. |
Tuber Mesentericum |
Chiamato tartufo nero
ordinarioo tartufo di Bagnoli. Viene
raccolto dal 1 settembre al 31 gennaio.
Il peridio è colore nero e presenta verruche molto piccole
e fitte.
La gleba generalmente è di colore grigio bruna, talvolta
grigio-giallastra o marrone, con venature bianche.
Il profumo è caratteristico che ricorda il bitume o l'acido
fenico.
Il sapore è leggermente amarognolo. |
Tuber Brumale |
Chiamato tartufo nero
d'inverno, viene raccolto dal 1 gennaio al 15 marzo.
Il peridio è nero con lievi verruche basse ed appiattite.
La gleba è grigio-brunastra con venature bianche che spesso
si accentrano in un solo punto formando chiazze.
Il profumo è pronunciato ma gradevole e il sapore è marcato
ma non particolarmente fine. |
Tuber Brumale Moschatum
De Ferry |
Chiamato tartufo moscato,
viene raccolto dal 15 novembre al 15 marzo.
Differisce dal Tuber Brumale per l'odore più forte e penetrante
simile al muschio e per il sapore più piccante e marcato. |
I tartufi e l'abbinamento con il vino
Fin
dall'antichità il tartufo è sempre stato oggetto di numerevoli
ricette. Anche Apicio ne prescriveva, ma consigliava l'uso
del tartufo cotto nonchè condito con olio e spezie.
Al contrario, oggi si preferisce mangiarlo crudo, specialmente se si tratta del pregiato e profumatissimo tartufo bianco; meglio se tagliato a lamelle su piatti molto semplici che non coprano l'aroma e il sapore del tartufo stesso. In somma il tartufo in un piatto deve regnare sovrano, certo degnamente accompagnato , ma mai sovrastato. Stessa regola vale per l'abbinamento con il vino. Bianco o rosso che sia, deve comunque avere bouquet intenso e persistente e poca struttura.
Ad un piatto di tagliolini all'uovo possiamo abbinare un Rosso Piceno o un Rosso Conero.
Se i tagliolini sono dei tajarin, facciamo un abbinamento regionale con un Dolcetto delle Langhe, mentre possiamo bere un bicchiere di Dolcetto di Dogliani con le uova al tegaminospolverate di tartufo.
Un carpaccio all'Albese con lamelle di tartufo dovrà essere accompagnato da un vino molto profumato come un Dolcetto delle Langhe o un Nebbiolo del Piemonte. Per un formaggio al tartufo potrebbe andare bene anche un Barolo molto invecchiato. Se utilizziamo il tartufo per condire pasta o riso, sarà meglio abbinare vini non troppo alcolici; proviamo un risotto con un Muller Thurgau veneto ma proviamo anche scaglie di parmigiano con gocce di olio al tartufo accompagnati da uno spumante fresco e fragrante.
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